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ALTA FEDELTA' - CALCO (Lecco)

Dan D'Agostino Momentum e Wilson Audio

24 maggio 2014, scritto da Alfredo Di Pietro

Alfredo Terenghi, grande appassionato di musica e dei mezzi di riproduzione sonora, ha il pregio di saper abbinare con efficacia la prima ai secondi, soluzione naturale per poter apprezzare al meglio un arte che trae il suo humus da un'inesauribile tavolozza di colori, emozioni, forza e delicatezza. Va da sé che un insieme di ingredienti così importanti non può essere affidato a una catena raccogliticcia e/o non all'altezza del compito. E' questo il motivo per cui sulla scena del negozio Alta Fedeltà di Calco la presentazione di due ghiotte anteprime non ha potuto prescindere da una stimolante scaletta musicale, selezionata e presentata dal bravo Marco Cicogna. La giornata, che più fruttuosa di così non poteva essere, potrebbe essere sottotitolata "La tecnologia asservita al godimento delle più autentiche gioie musicali", asserzione forse un po' aulica ma sicuramente veritiera nella sostanza. Dal vento dell'America lo staff Audio Natali ha portato all'attenzione dei presenti due autentici campioni di tecnologia applicata alla riproduzione audio, parliamo del nuovo amplificatore integrato Dan D'Agostino Momentum e i diffusori Wilson Audio Sasha-2.

 

Dan D'agostino Momentum

Amplificatore integrato Dan D'Agostino Momentum

 

Nonostante sia un nome largamente conosciuto in ambito High End, qualche rapido cenno alla nota azienda americana è doveroso: la D'Agostino LLC è stata fondata nel 2010 dal famoso progettista audio High-End Dan D'Agostino, già fondatore ed ex Chief Engineer di Krell Industries. Tutti i prodotti che escono dalla sua ditta sono costruiti e testati a mano. Il nuovo integrato, ultimo della linea Momentum, ha raccolto due significativi riconoscimenti: uno recente dalla rivista Stereophile, che lo ha insignito prodotto dell'anno nella categoria amplificatori, mentre il secondo è il "Grand Prix" Stereo Sound del 2013. A questi va aggiunto il premio conseguito al CES 2014 per il design innovativo e la progettazione. Il debutto ufficiale del nuovo integrato è avvenuto all'International CES nella suite 29-223 del Venetian Hotel, in data 07 - 10 gennaio 2014.

 

Dan D'agostino Momentum

Dan D'agostino Momentum

Dan D'agostino Momentum

 

L'amplificatore si ispira allo stesso concetto di design audace ed eccentrico della serie Momentum, l'intenzione di Dan D'Agostino è precisa e consiste nel portare molte delle tecnologie implementate in questa gamma a un mercato più ampio. Vediamo quindi una parte anteriore molto simile al già noto preamplificatore, con lo stesso indicatore circolare illuminato, ispirato agli orologi svizzeri. Le similitudini non finiscono qui: come il preamplificatore, anche l'amplificatore integrato offre sei ingressi XLR bilanciati, controlli di tono escludibili per le frequenze basse e alte, feature oggi piuttosto desueta ma che è stata in gran voga negli anni '70 - '80, indubbiamente utile per l'adattamento del suono alla registrazione, al locale d'ascolto o alle altre apparecchiature del sistema, il tutto ovviamente senza pregiudicare di un'acca la superba qualità audio. Dal punto di vista prestazionale il Momentum fornisce la considerevole potenza di 200 watt per canale su 8 ohm che diventano 400 su carico di 4 ohm e ben 800 su 2 ohm. In modalità standby, così come gli altri modelli, assorbe meno di 1 watt di potenza, da sottolineare l'impiego di resistori in film metallico all'1%, transistor di uscita a 69 MHz e un tipo di costruzione "Through-Hole" per la massima fedeltà e longevità.

 

Dan D'agostino Momentum

Dan D'agostino Momentum

Retro del Dan D'agostino Momentum

 

L'integrato può essere posto su un massiccio stand, specificamente progettato per l'utilizzo con il finale Momentum Monoblock e Momentum Stereo. Questo supporto eleva lo chassis a pochi centimetri sopra la superficie sottostante, per esempio tappeti e moquettes, assicurando una corretta ventilazione e mantenendo la polvere lontano dalle prese. E' dotato di piedi conici in alluminio massiccio che hanno la funzione di isolare l'amplificatore da eventuali vibrazioni provenienti dal pavimento, così i suoi circuiti non ne saranno influenzati.

 

Telecomando del Dan D'agostino Momentum

 

Parlando di questa nuova elettronica il presidente Dan D'Agostino ha dichiarato: "Spero e mi aspetto che troveranno il nuovo amplificatore integrato Momentum all'altezza degli elevati standard che ci siamo prefissati. Con questo prodotto vogliamo raggiungere quel pubblico più ampio che non può avere lo spazio o il budget necessari per l'acquisto dei componenti separati, ma che si aspetta ancora una prestazione senza pari".
La D'Agostino produrrà il nuovo Momentum integrato, e tutti gli altri suoi prodotti, nel nuovo stabilimento di Carefree, in Arizona.


SPECIFICHE TECNICHE

Potenza: 200 watt su 8 ohm/400 watt su 4 ohm/800 watt su 2 ohm
Risposta in frequenza: da 0,1 Hz a 200 kHz -1 dB/ da 20 Hz a 20 kHz ±0 dB
Distorsione: <0.1% a 200 watt su 8 ohm, da 20 Hz a 20 kHz
Rapporto Segnale/Rumore: 95 dB (non pesato)
Ingressi: 6 stereo bilanciati XLR
Impedenza d'ingresso: 1 Mohm
Impedenza d'uscita: 0,12 ohm
Dimensioni e peso: 8 x 18 x 16 pollici/120 lbs. (con l'unità di alimentazione)


CRONACHE DALLA WILSON AUDIO

Dave Wilson ha sempre creduto nel fare scienza e poi costruire su quella solida piattaforma, si può dire che la scienza dell'accurata riproduzione musicale è stato il principio su cui ha basato il lavoro di una vita.
La WATT/Puppy è forse l'esempio più saliente e iconico di una ricerca per il suono assoluto. A questo importante sistema spetta un posto tutto speciale nella storia della trasduzione elettroacustica, secondo la Wilson Audio non si sbaglia a definirlo il diffusore forse più influente dell'era moderna. E' un giudizio che può sembrare di parte ma pienamente giustificato dal valore oggettivo di questo diffusore. Watt è la porzione superiore della combinazione, inizialmente utilizzata come monitor portatile di registrazione. Dave sapeva che anche i più piccoli cambiamenti nel posizionamento del microfono fanno la differenza tra una registrazione semplicemente buona e una eccellente, perciò aveva bisogno di un piccolo diffusore che potesse rivelare accuratamente queste differenze, presto però si accorse che nessuno di quelli disponibili in commercio era adeguato al compito. L'idea delle WATT era nata.

 

Wilson Audio WAMM 7

Wilson Audio WAMM 7

 

In verità non era il suo primo cimento nei sistemi d'altoparlanti, il progetto beneficiò delle lezioni apprese in anni di ricerca e dell'esperienza accumulata grazie a svariati tentativi ed errori. Il noto progettista aveva già la leggendaria WAMM "Wilson Audio Modular Monitor" nel suo curriculum, un ambizioso e innovativo assalto alla stato dell'arte lanciato nel 1982. Tuttavia era dubbioso della fattibilità commerciale di costosi mini monitor dalla gamma limitata, per questo motivo Dave è stato riluttante a rendere la WATT disponibile per l'acquisto al pubblico. Uno splendido esempio di onestà intellettuale che oggi dovrebbe essere preso a riferimento, di fatto uno di quei rari casi in cui la purezza della visione di un progettista era completamente priva di una cinica analisi di mercato. In seguito, pressato dai suggerimenti (che in alcuni casi si sono trasformati in insistenza) di amici venditori, ha deciso di offrire la WATT in vendita al pubblico audiophile. Nonostante lo scetticismo di Dave, la domanda per la WATT aumentò. Incoraggiato dal successo, progettò un solido stand su cui poteva essere posizionata all'altezza ideale e il "Gibilterra" nacque. Più tardi, motivato dal fatto che lo stesso spazio occupato dal Gibilterra potesse invece accogliere un mobile per il woofer, ideò il Puppy.

Il matrimonio del WATT con il Puppy, il WATT/Puppy, ha così cambiato il modo in cui la comunità audiofila pensa un diffusore High-end, un sistema che ha osato sfidare le colossali torri, ai tempi dominanti la categoria di fascia altissima. Il "piccolo" WATT/Puppy fu così una rivelazione, la sua presentazione dinamica e spaziale, fuori misura per le dimensioni, ha letteralmente sfidato ciò che l'occhio diceva al cervello di aspettarsi. Si trattava di un sistema intrinsecamente semplice, non esigeva la bi-amplificazione - o anche il bi-wiring, evitando perciò inutili complicazioni in fase di progettazione.
Gli appassionati furono colpiti e la WATT/Puppy conseguì un successo straordinario: nel corso dei due decenni successivi diventò il più grande diffusore della storia nella sua fascia di prezzo.

Gli anni ottanta presto lasciarono il posto ai novanta e Dave Wilson portò il suo team di progettazione allo sviluppo di una nuova generazione di materiali del cabinet. Una ricca vernice di tipo automobilistico sostituì il legno nei pannelli laterali, un sistema di punte permise l'allineamento temporale dei driver per l'ascolto a diverse distanze. Decisivi sviluppi nei driver, crossover e tecniche di costruzione resero ogni successiva WATT/Puppy più musicale, dinamica e trasparente. Con l'avvento della Sasha W/P, Dave e la sua squadra hanno reimmaginato un sistema unificato, differente dalla natura modulare della WATT, che rimase un diffusore "stand-alone" distinto dalla Puppy e con il proprio crossover dedicato. Il sistema Sasha fu riprogettato da zero come un sistema integrato, in grado di consentire l'ottimizzazione di ogni dettaglio per ottenere un notevole salto di qualità in termini di prestazioni nella categoria dei diffusori compatti.

 

 Wilson Audio Sasha-2

Diffusore Wilson Audio Sasha-2

 Wilson Audio Sasha-2

Retro delle Wilson Audio Sasha-2

 

La Wilson Audio ha una lunga storia riguardo l'utilizzo di tecnologie sperimentate in progetti precedenti, considera la propria storia facendone tesoro, un modus operandi che fa di ogni nuovo prodotto Wilson l'ultimo depositario dell'esperienza accumulata grazie a un'indefessa ricerca scientifica. Con la Sasha Serie-2, l'allineamento temporale preciso, così importante per l'espressione armonica, la validità dinamica e la musicalità, hanno raggiunto un grado di raffinatezza mai raggiunto prima. La tecnologia proprietaria Wilson "Convergent Synergy Tweeter", che ha letteralmente trasformato il suono dell'Alexandria XLF, ora è stata modificata per la configurazione a due cabinet delle Sasha. Queste, come le precedenti WATT/Puppy, rimangono il sistema più venduto dalla Wilson, la formula vincente rimane una combinazione di alte prestazioni in forme relativamente compatte, da sempre la sua più grande forza.

 

IL MOBILE DEI WOOFER

Woofer delle Wilson Audio Sasha-2

 

Quando ha progettato il primo Puppy, Dave ha messo le potenzialità dinamiche in cima alle desiderata del suo mandato di progettazione. Da quel momento la Wilson Audio ha investito molto nella ricerca di nuovi materiali, in particolare nella scienza dei materiali compositi e nella geometria dei cabinet. Uno degli strumenti audio più sofisticati in possesso della casa statunitense è la sua vibrometria laser, uno strumento estremamente sofisticato, davvero allo stato dell'arte, che permette di rilevare movimenti dei pannelli che costituiscono il mobile estremamente piccoli, addirittura pari a un milionesimo di pollice, da analizzare e mitigare.

Un nuovo cabinet dedicato ai woofer è stato sviluppato proprio utilizzando un vibrometro laser Wilson. Gli ingegneri sono stati in grado di ridurre la velocità delle micro risonanze del 27,5%, in termini pratici ciò significa una riduzione di quasi il 30% (già molto bassa in partenza) delle risonanze, così il mobile dei woofer si trova al culmine di ciò che è attualmente possibile. Nelle Sasha-2 è montata una versione personalizzata del Convergent Synergy Tweeter.

 

Morsetti Wilson Audio Sasha-2

 

La magia del midrange Wilson è in gran parte dovuta alla sua capacità di coprire quasi l'intera banda media senza interruzione da parte del crossover, compresa la regione della voce maschile. Il medio è davvero insuperabile per coerenza armonica ed efficacia dinamica, una conferma a quest'affermazione viene dall'ascolto, per molti versi rivelatore, avvenuto nel corso della demo di Marco Cicogna.
Questo significa che l'altoparlante è grande, quindi limitato nella sua frequenza superiore di gamma. La precedente Sasha era caratterizzata da un tweeter in titanio a cupola invertita che si è rivelato un successo, divenuto noto per la coerenza d'interfacciamento con il midrange. Durante il suo decennale sviluppo si è evoluto in modo tale da eccellere per la sua distorsione estremamente bassa, per la risoluzione, per la micro/macro dinamica e la rifinitura armonica. Tale sofisticato trasduttore è stato sviluppato per riprodurre frequenze sotto i mille Hz con bassa distorsione ed elevata tenuta in potenza.

 

Wilson Audio Sasha-2

 

Quattro anni fa il team di progettazione Wilson, guidato da Dave, ha iniziato un corso di ricerca per produrre un tweeter migliore, culminato in un progetto proprietario definito "Convergent Synergy Tweeter". Il nuovo Wilson CST ha così trovato il primo alloggio nel sistema top Alexandria XLF. Si tratta di un altoparlante che respinge i materiali esotici in favore di un nuovo design a cupola in seta che meglio soddisfa tutti gli obiettivi di musicalità che la Wilson audio si è ripromessa di raggiungere e soprattutto si integra perfettamente con il midrange. La Convergent Synergy Tweeter ora fa il suo debutto nella Sasha Serie-2 in una versione fornita di una camera di carico posteriore, progettata specificamente per questo sistema.


IL MOBILE DEL MIDRANGE/TWEETER

Midrande delle Wilson Audio Sasha-2

Tweeter delle Wilson Audio Sasha-2

 

La risposta in asse del tweeter CST richiede un diversa geometria del baffle rispetto a quella del tweeter in titanio utilizzato nel precedente modello. Il pannello a due piani del modulo superiore ottimizza individualmente gli angoli di risposta in asse del midrange e del tweeter. La porzione destinata al tweeter è ora realizzata in X-Material di ultima generazione, come nelle Alexia. La parte invece riservata al midrange continua a essere in S-Material, abbinato però all'X-Material, sviluppato specificatamente per l'uso in pannelli che ospitano il medio, meraviglioso per bellezza timbrica e bassa risonanza. In combinazione con l'X-Material, l'S-Material riduce il rumore udibile e misurabile, nonché la colorazione in gamma media. La rigidità e il controllo delle risonanze sono ulteriormente migliorati grazie a una nuova strategia di rinforzo e la ridistribuzione dei due compositi. La Serie-2 oggi impiega anche una griglia di protezione separata per midrange e tweeter, ciascuna geometricamente progettata per ridurre le diffrazioni indotte dal pannello.

Grande cura è stata posta nel miglioramento delle performance nel dominio del tempo: le Sasha originali facilitavano il ritardo di gruppo tramite quattro punte di diversa lunghezza, la Serie-2 invece dispone di un blocco di allineamento del tipo implementato nelle Alexia, con oltre venti possibilità d'impostazione. Questo perfezionamento aumenta radicalmente l'accuratezza dell'allineamento temporale degli altoparlanti: l'emissione ben controllata dei driver, la cui precisione è davvero esemplare, conduce a un'eccellente comportamento nei transitori, bellezza tonale, resa spaziale e musicalità. La posizione esatta del modulo superiore è basata sulla geometria specifica di ciascuna camera, posizione e altezza di seduta dell'ascoltatore, la sua collocazione è puntualizzata con precisione nel manuale utente.
Tutti i valori dei componenti del crossover sono stati messi a punto e ottimizzati per il nuovo progetto in funzione del nuovo tweeter CST.

Mi tocca menzionare brevemente lo spinoso argomento dei prezzi in Hi Fi, sottolineando che mai come in certi casi un esborso cospicuo è giustificato non solo dalla qualità dell'oggetto, dai materiali e componenti di cui è costituito, ma anche dall'intenso lavoro di ricerca che valorosi tecnici hanno portato avanti per raggiungere un risultato di livello estremo. E' quindi inutile nascondere la realtà: l'Hi Fi a un certo - altissimo - livello è una passione costosa, questo è un dato di fatto che va accettato con obiettività e senza isterismi da talebani dell'entry level. Traducendo, oggi è possibile ottenere una qualità audio decisamente confortante spendendo cifre relativamente piccole, ma bisogna essere consapevoli che per un'approssimazione davvero fedele alla registrazione è necessario andare molto oltre. Conoscere per capire e farsi un'idea della scala di valori... potrebbe essere il motto di ogni audiofilo ragionevole e questa di oggi può essere senz'altro l'occasione giusta per crearsi degli importanti criteri di riferimento.

Dalla voce delle Sasha Serie-2 ho sentito grandi cose, una perfezione sonora che coinvolge la totalità dei parametri di valutazione, nessuno escluso. Qui siamo veramente al top per bellezza timbrica, accuratezza, trasparenza, micro e macrodinamica, precisione olografica, tutte qualità che vengono espresse al meglio dal nostro sistema non solo agli alti livelli ma anche e soprattutto ai bassi e che insieme aiutano alla ricreazione di quella magia per cui la realtà del suono registrato arriva veramente a un passo dall'ascoltatore. Si tratta di un'autenticità come sappiamo irraggiungibile, ma che in questo caso è davvero vicina, ricostituita da un'illusione che sembra superare se stessa. La tanto agognata aspirazione al vero per mezzo del verosimile, pare non risolversi in una approssimazione agevolmente riconoscibile, ma si riduce nel nostro caso a una diafana velina. Concretezza e materializzazione della realtà mi paiono i due principi cardine che sorreggono questa fantastica catena. In un certo punto della demo Marco Cicogna ha suonato alcune note al pianoforte, dopo che, non casualmente, era stato riprodotto proprio un brano di pianoforte. La fortissima somiglianza tra reale e riprodotto, l'identificazione della stessa ricchezza armonica, rapidità nei transienti, facoltà dinamica, estensione ed equilibrio timbrico, mi ha definitivamente convinto che ero in presenza di tante formula uno messe insieme ad alimentare una formidabile sensazione di realismo, mai da me sentito prima in questi termini.


SPECIFICHE TECNICHE

Altoparlanti:
2 Woofer da 8 pollici (20,32 cm)
1 Midrange da 7 pollici (17,78 cm). Materiale del cono: Cellulosa/Polpa di carta composita
1 Tweeter a cupola da 1 pollice (2.54 cm) con membrana in seta trattata

Dimensioni:
Altezza: 53 3/4 pollici (136,45 cm), variabile con le punte
Larghezza: 15 1/4 pollici (38,74 cm)
profondità: 21 1/8 pollici (53,70 cm)

Moduli:
Mobile del Woofer in X-Material con porta reflex posteriore
Mobile del Midrange/Tweeter in X e S-Material con porta reflex posteriore


RACCONTO DI UNA DEGUSTAZIONE MUSICALE A CINQUE STELLE

 

Marco Cicogna da Alta Fedeltà di Calco

 

L'IMPIANTO

Amplificatore integrato Dan D'Agostino Momentum
Giradischi Kuzma Reference
Fonorivelatore Koetsu MC The Signature
Preamplificatore Audio Research Reference Phono 2SE High Definition
CD Player/DAC Audio Research Reference CD9 High Definition
Diffusori Wilson Audio Sasha-2
Distributore di rete Hydra Triton

 

Giradischi Kuzma Reference

Giradischi Kuzma Reference

 

Fonorivelatore Koetsu MC The Signature

Fonorivelatore Koetsu MC The Signature

 

Preamplificatore Audio Research Reference Phono 2SE High Definition e Distributore di rete Hydra Triton

Preamplificatore Audio Research Reference Phono 2SE High Definition e Distributore di rete Hydra Triton

 

CD Player/DAC Audio Research Reference CD9 High Definition

CD Player/DAC Audio Research Reference CD9 High Definition

 

Cosa c'è di meglio di un'avvincente demo di Marco Cicogna per esplorare le capacità di un setup di altissimo livello, di un'esplosiva combinazione di oggetti senza compromessi, questa volta con il valore aggiunto della presenza di due succulente novità? Chi già conosce il nostro simpatico Cicerone e le sue passeggiate musicali sa perfettamente di poter vivere un'esperienza particolare.

 

Marco Cicogna da Alta Fedeltà di Calco

 

A parte l'indiscutibile bellezza dei brani proposti, tutti di grande spessore artistico-tecnico, scelti dal repertorio classico con una spiccata propensione per la grande orchestra sinfonica, la cosa ammirevole è che Marco rifugge da "compilation" strategicamente selezionate sulla base di meri fini commerciali. Gran parte delle registrazioni che propone sono di comune reperibilità a prezzi non proibitivi, decisamente "normali" in questo senso e mai di banale fattura. Con esse riesce a intessere delle giornate musicali di alto livello, le quali non si risolvono in una sterile scaletta di clip messe in fila e semplicemente somministrate ai presenti, ma per ognuna delle citazioni offre dei precisi addentellati storico/musicali che aiutano a penetrare meglio nello spirito di ogni brano, sentirlo con una diversa consapevolezza e di conseguenza con un più alto grado di coinvolgimento.

 

 

A costo di risultare pedissequo, non ho voluto tagliare alcunché dell'escursus musicale sottoposto all'attenzione del pubblico, una passerella particolarmente ricca dove la nostra guida ha abbandonato i toni formali, destinati a una vasta platea, per assumere quelli più colloquiali riservati a un numero più ristretto di spettatori. Questo è il motivo per cui l'avvenimento ha assunto i toni di un semplice incontro tra audiofili. Non per questo la rilevanza artistico-tecnica dei brani nelle quasi tre ore di demo è stata meno considerevole, anzi, possiamo considerarlo un efficacissimo antidoto, quasi un disintossicante dai soliti dischi "audiophile" così inflazionati alle mostre audio.

 

Marco Cicogna da Alta Fedeltà di Calco

 

E' l'inizio del movimento finale della nona sinfonia di Ludwig Van Beethoven a scuotere letteralmente gli ascoltatori, proposto in versione digitale e analogica, dove ben presto ci si accorge che il vinile ha ancora parecchio da dire in materia di bel suono e ricchezza d'informazioni.
Dopo il cataclisma sonoro beethoveniano, che successivamente si distende nella paradisiaca melodia principale dell'Inno alla Gioia, è la volta della Sinfonia Concertante K 364 di Mozart, una bella incisione analogica targata Decca degli anni 60 che vede Kyril Kondrashin sul podio della Moscow Philarmonic e due solisti d'eccezione all'opera: Igor Oistrakh al violino e David Oistrakh alla viola.

 

 

Marco sottolinea la bellezza del pizzicato degli archi, la sonorità rotonda e potente del corno, la sublime eleganza delle parti solistiche che conferiscono un sapore delizioso a questa interpretazione. Nel corso della demo l'ascolto assume a tratti quasi carattere di "contest", con la valutazione di alcuni brani nella doppia versione vinile e CD, è il caso di questa sinfonia concertante in cui la vecchia versione in vinile sembra suonare meglio della digitale, la sua pasta sonora risultando più naturale e definita. A proposito di LP ne sentiamo uno appena uscito, una registrazione molto interessante del 2000 dell'etichetta Reference Recordings dalla quale ascoltiamo un excerpt (Danza guerresca) da "Belkis, regina di Saba" di Ottorino Respighi, cui segue l'ascolto della versione digitale HD. Si tratta di una'opera che ha avuto poco successo e raramente registrata, da cui è stata ricavata una suite orchestrale. Le ampie escursioni dinamiche che s'incontrano sembrano suggerire una resa in sedicesimo da parte del formato vinilico, ma l'ascolto sconfesserà in parte questo "presagio" fornendo una resa viva e palpitante, con delle percussioni particolarmente compatte e naturali.

 

 

Un assaggio di pianoforte in una chicca, anche questa abbastanza rara, di Maurizio Baglini che interpreta la nona di Beethoven nella trascrizione per pianoforte di Franz Liszt, convince per la resa intensa dello strumento, certamente uno dei più difficili da riprodurre a causa dei transienti repentini, armonicamente complessi e spesso violenti in cui capita d'imbattersi. Non è nulla di esoterico, ma un disco comprato su Amazon a cinque euro, tiene a precisare Marco Cicogna ribadendo il concetto che le sue degustazioni musicali traggono alimento principalmente da dischi assolutamente commerciali, Deutsche Grammophon, Decca, Philips tanto per citare qualche nome, molti dei quali disponibili per'altro anche in edizione economica. Il pianismo di Baglini evidenzia il carattere percussivo ora delicato, ora più potente e massivo dello scherzo. La carrellata di ascolti procede spedita, a vantaggio del numero di clip ascoltabili, i commenti di Marco procedono con lo stesso ritmo: poche chiacchiere, si va subito al cuore dei punti salienti, conditi da qualche intervento del pubblico che si dimostra ben disposto a una interattività propositiva.

 

 

Il disco è come la fotografia di un evento sonoro, se ciascuno di noi facesse la foto di uno stesso oggetto otterremmo delle immagini completamente diverse, in base alla scelta della macchina fotografica, della lente, delle condizioni di luce, della "mano" del fotografo. Il suono che abbiamo sentito proveniva da un preciso pianoforte, ripreso in quel particolare momento. Non sappiamo nemmeno se quello era il suo suono reale poiché non abbiamo assistito alla registrazione, il microfono e il suo posizionamento lo avrà in qualche modo modificato, così come sostituendo l'obiettivo di una fotocamera si ottengono tonalità differenti di colore e un altro livello di definizione. Il pianoforte di Maurizio Baglini era intenso, dal timbro incisivo, quasi squassante in certi momenti.

 

 

In un'altra registrazione di musica pianistica, questa volta di Ivo Pogorelich nell'interpretazione di Baba Yaga dalla celeberrima "Quadri di un'esposizione" del musicista russo Modest Musorgskij, riconosciamo uno strumento dalle sonorità ancora più stentoree, certamente ripreso più da vicino, come se questa volta l'obiettivo fosse stato posto a una distanza minore dal soggetto. Nonostante il "penalizzante" formato CDA 44,1/16, la risoluzione ai bassi livelli appare buona, notevole la definizione in gamma media.

 

 

Appassionati da questa ricerca di più o meno sottili diversità, passiamo all'ascolto di un altro frammento pianistico, un preludio dai 24 che compose Frédéric Chopin, interprete lo strabiliante Evgeny Kissin, etichetta BMG Sony. Marco si avvicina al pianoforte mezza coda presente in sala, accenna degli accordi in cui aggredisce la tastiera con vigore, non è certo il desiderio di emulare Kissin che lo muove ma la voglia di dimostrare agli astanti quale potenza sonora possa esprimere un pianoforte in una sala anche di dimensioni non indifferenti. Se alla performance di Marco aggiungiamo dieci dB di pressione acustica e un'ottava in più di estensione in basso, potremo immaginare lo sforzo che l'impianto è chiamato a compiere per fornire una resa realistica del pianoforte di Kissin. Sono questi i programmi musicali che più di altri possono darci un'immagine delle reali possibilità di un impianto.

 

 

Assistendo a un concerto di Pop/Rock veniamo quasi annientati dal livello di pressione acustica reale, ascoltarlo in casa con un impianto domestico non ha senso per definizione, tanto lontani rimarremo da quelle pressioni. Per la musica classica è diverso, i volumi sono decisamente più bassi ma la dinamica, definita come la differenza di intensità fra il suono udibilmente meno forte e quello di intensità maggiore, è incomparabilmente più elevata. La musica cosiddetta "da camera" era nata per essere suonata in ambienti di dimensioni limitate. Un trio d'archi, un quartetto, un duo pianoforte e voce era fatto per respirare in un ambiente non grande, faceva parte di un mondo nutrito da una quantità sonora che, se traslata in un auditorium da 2000 persone, si rivelerebbe del tutto inadeguata.

 

 

In Hi Fi non si può quindi prescindere dal concetto di "abbondanza sonora", un ingrediente importante al pari degli altri se vogliamo che l'ascolto sia coinvolgente, emozionante, in una parola realistico. L'impianto deve pertanto essere dotato della necessaria "prestanza fisica" che gli consentirà di riprodurre senza carenze programmi musicali ricchi di SPL e dinamica.

L'ascolto procede con due frammenti dello stesso brano di musica organistica, il primo, abbastanza tranquillo, vede protagonista l'organo della cattedrale di St. Harris di San Francisco, nel secondo lo strumento suona in una cattedrale svizzera e si produce in sonorità altrettanto contenute. Parliamo di un corale bachiano, l'etichetta discografica è la norvegese Lawo, a seguire il "solito" Corale N° 2 in B Minor di Cesar Franck, che ogni recensore dovrebbe sfruttare per testare le possibilità di estensione sulle basse frequenze del DUT (Device Under Test), causa una abissale nota di pedale tenuta.

 

 

Lascio per un attimo il mio posto in prima fila per avvicinarmi al fondo della sala e ascoltarla riprodotta turgidamente dalle Sasha-2. Un terzo frammento, sempre dedicato a questo maestoso strumento (del '700 in questo caso), si affaccia con monumentale fulgore, con quella possanza di toni che lo differenzia dai due più "intimistici" appena ascoltati. Ogni organo è diverso dall'altro, come un vestito su misura deve attagliarsi all'ambiente in cui è destinato a suonare, impiantato stabilmente in esso, il risultato sonoro finale dipende dal gruppo canne allestito ma anche dall'acustica dell'ambiente.

 

 

La ricca carrellata di spot musicali seguita con uno strumento considerato la voce nobile dell'orchestra: il corno, che inizia il suo percorso storico come strumento di richiamo all'aperto. Marco Cicogna mostra al pubblico uno strumento assimilabile a un piccolo corno nella sua versione primigenia, diverso da quello moderno in quanto totalmente privo del canneggio conico supplementare e delle valvole necessari a riprodurre tutte le altezze cromatiche. W.A. Mozart ha composto i suoi sublimi concerti per corno proprio per questa versione rudimentale, possiamo immaginare a quali difficoltà dovesse andare incontro lo strumentista per modulare con precisione le note... Georg Friedrich Händel a un certo punto scopre questo strumento, nel 1720 lo porta a Londra per una festa del re e scrive la nota Celebrated Water Music, di cui ascoltiamo un frammento rapiti dallo stupendo lustro timbrico di ciò che arriva alle nostre orecchie.

 

 

Il corno moderno viene perfezionato a partire dal 1800, ha un carattere più rotondo e morbido del suo predecessore, un esempio del suo suono più maturo ci viene dall'ascolto di una clip dalla sonata per corno e pianoforte di Carl Czerny. A Marco non piace parlare di tecnica durante le sue demo musicali ma non può fare a meno di sottolineare la complessità di riproduzione di questo strumento per la sua spiccata inclinazione a mandare in risonanza tutte le strutture del diffusore; una curiosità... Gian Piero Matarazzo, noto elettroacustico e redattore della rivista Audioreview, utilizza questo brano per verificare il corretto serraggio delle viti degli altoparlanti, una volta rimontati sul cabinet.

Un genio nell'utilizzare gli strumentini come elemento melodico e di colore è stato Gioacchino Rossini, lo dimostra un frammento dall'Overture del Barbiere di Siviglia suonato dalla Orpheus Chamber Orchestra (Deutsche Grammophon). Alcune Overture di Rossini hanno un organico abbastanza piccolo, altre più ampio, oggi le orchestre ne hanno uno preconfezionato di circa di 80 - 90 elementi ma all'epoca gli insiemi strumentali erano piuttosto variabili, organizzati alla bisogna in modo abbastanza raccogliticcio a seconda della disponibilità di strumentisti e dell'ambiente. All'inizio della sua carriera il grande musicista pesarese contava su piccole orchestre, assiemate in base a quello che riusciva a trovare, tuttavia nel tempo riuscì a rimpolpare gli organici, più sostanziosi nelle opere della maturità.

 

 

Ascoltiamo un breve excerpt del famoso temporale dal Guglielmo Tell in una registrazione dell'Orchestra di Santa Cecilia nel vecchio auditorium Pio (Deutsche Grammophon), direttore Myung-Whun Chung, qui spicca il ritmo della grancassa in crescendo nell'ambito di un'esecuzione abbastanza brillante. Uno degli ingredienti sonori più tipici è quello del concerto per pianoforte e orchestra, nella letteratura dedicata si parte da Mozart per arrivare a Bartók e Prokof'ev, due secoli attraverso i quali si dipana l'evoluzione di questa forma musicale. Nel corso di questo lasso temporale non solo l'orchestra cresce nelle dimensioni ma anche il ruolo dello strumento progredisce. Il fortepiano dell'epoca di Mozart non disponeva certo delle capacità dinamiche degli odierni, ma già a fine '800 ci troviamo di fronte a uno strumento molto diverso. Il suo progresso, anche intermini di robustezza meccanica, arrivò a un punto tale che una nota pubblicità degli Steinway recitava: "Neanche Liszt riesce a romperlo!"

 

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La MDG (Musikproduktion Dabringhaus und Grimm) reca il nome di un geniale signore, Dabringhaus, il quale ha inventato un surround in sei canali che consente la ricostruzione verticale della scena. Questa etichetta è regolarmente distribuita in Italia, produce sia CD che SACD vantando importanti integrali di illustri musicisti classici come Mozart e Bach. L'incisione che ascoltiamo vede l'Orchestra da Camera di Losanna alle prese con un concerto per pianoforte e orchestra di W.A. Mozart, tratto dall'integrale del pianista Christian Zacharias. E' un momento di rara bellezza in cui a una musica sublime si unisce la strepitosa prestazione delle Sasha-2 in gamma medio-alta, davvero da standing ovation per trasparenza e luminosità di timbro. Si stenta a credere che la versione ascoltata non è che il rippaggio a risoluzione CD dell'originale SACD. In soli vent'anni, passando da Mozart a Beethoven, il pianoforte assume un ruolo più incisivo, il dialogo tra solista e orchestra si fa più serrato, esempio ne è uno squarcio tratto dal primo movimento del quinto concerto "L'imperatore" di L.V. Beethoven in un disco pubblicato pochi mesi fa dalla Deutsche Grammophon, con l'Orchestra Filarmonica di Berlino e Yundi Li al pianoforte. Nella maggior parte delle registrazioni il pianoforte suona molto vicino, ascoltandolo invece "live" dalla ventottesima fila, per esempio, possiamo sentire un qualcosa di molto diverso, quale tipo di realismo allora dobbiamo perseguire? Certamente ogni spettatore desidererebbe occupare un posto privilegiato, dal quale cogliere pienamente ogni sfumatura dello strumento, non possibile da una certa distanza. Il disco quindi è un'istantanea dell'evento sonoro che ci dà un'immagine talvolta iperrealistica, come la foto macro di una formica su un libro di scienze naturali.

 

 

Si cambia argomento: percussioni e orchestra. Il re delle percussioni è il timpano, un'orchestra non è grande se non ha un grande timpanista, vale anche per autori come Beethoven che ci stimola a ritornare all'incipit della demo, sulle note della monumentale nona sinfonia, questa volta con il celebre scherzo, nel punto in cui il fagotto e poi altri strumenti dialogano serratamente con i timpani in un elettrizzante botta e risposta. Un altro pezzo celebre per la parte dei timpani è un'altra illustre nona, quella composta da Antonín Dvořák detta "Sinfonia dal nuovo mondo". Nel giugno 2014 si è celebrato il 150° compleanno di Richard Strauss, è quasi doveroso quindi citare un passaggio da un suo notissimo poema sinfonico, Così parlò Zaratustra Op. 30, che Gustavo Dudamel ci offre alla testa dell'Orchestra Filarmonica di Berlino.

 

 

E' proprio la sovrumana Introduzione (Einleitung), che rappresenta l'avvento della nuova era del superuomo, a squassare i sensi dell'ascoltatore con un minaccioso "do" di pedale d'organo, tenuto per diverse misure, cui a partire dall'ottava misura si sovrappongono delle terzine di timpano (do-sol-do), in crescendo dal forte al fortissimo. Nel 1914, all'inizio della prima guerra mondiale, Strauss compone un poema sinfonico dedicato alla sua montagna "di casa", lo Zugspitze. Si tratta della famosa Sinfonia delle Alpi, in cui il grande monacense ormai cinquantenne si dichiara finalmente provetto orchestratore, l'organico è davvero colossale prevedendo un totale di ben 125 esecutori e l'utilizzo delle macchine del vento e del tuono, sedici corni fuori scena, tube wagneriane per delle sonorità ciclopiche, oserei dire alla Cecil B. DeMille.

 

 

 

Trenta secondi di fuoco possono bastare per comprendere con che impressionante efficacia Igor' Stravinskij utilizzi grancassa e timpani nel finale della Sagra della Primavera, opera rivoluzionaria che nasce come balletto nel 1913, peraltro mai coreografata. Ascoltiamo il finale nella versione di due grandi direttori d'orchestra: Pierre Boulez (Deutsche Grammophon) e Lorin Maazel (Telarc) a capo della medesima Cleveland Orchestra. Marco osserva acutamente che l'orchestra di Čajkovskij e quella di Stravinskij hanno gli stessi elementi, anche se vogliamo quella di Richard Strauss, pur con qualche ingrediente aggiuntivo, ma questo non impedisce di ottenere un risultato del tutto diverso. Un sample dal finale della rapsodia España, probabilmente il lavoro più celebre di Emmanuel Chabrier, riempie la sala di timbri e colori spagnoleggianti, riprodotti con grande vividezza dal nostro superimpianto, ancora solo trenta secondi d'ascolto, ma di grande intensità. L'orchestra è la Filarmonica di Vienna in una registrazione molto brillante della Deutsche Grammophon.

 

 

Si cambia momentaneamente genere, prima di una rapida transizione nel repertorio Jazz-Pop-Folk assaporiamo però ancora un brano a scelta dell'uditorio tra due frammenti, le opzioni sono il finale dall'Uccello di fuoco di Stravinskij, interpretato dal Concertgebouw di Amsterdam sotto la direzione di Riccardo Chailly (Decca), e il finale del primo tempo del Manfred di Pëtr Il'ič Čajkovskij, Russian National Orchestra (Pentatone). In un empito di generosità la nostra guida ci dà la possibilità di ascoltarli entrambi, con somma gratitudine del pubblico. La norvegese 2L (http://www.2l.no/) è un'etichetta sulla cui qualità tecnica delle incisioni non si discute, visto che attualmente, secondo il parere di Marco, registra i migliori dischi al mondo. Produce Blu-Ray Audio, SACD con possibilità di scaricare dal sito in alta risoluzione, a partire dal Master 352.8 kHz/24bit ha ricavato anche degli LP, ne ascoltiamo uno del genere jazz acustico. Il formato d'elezione della 2L è comunque il Blu-Ray Audio, proposto in versione cinque canali, sette canali, 9.1 canali o in due canali alta risoluzione.

 

 

A qualcuno che fosse ancora dubbioso sul valore di queste registrazioni, Marco Cicogna consiglia di fare una visitina al sito internet ufficiale, dove scoprirà che questa tutto sommato piccola etichetta ha ricevuto ben dieci Grammy Award per la qualità tecnica delle registrazioni. Restando nell'ambito Long Playing, c'è un classico del gruppo "The Weavers" dal titolo "Reunion at Carnegie Hall 1963", registrato il 2 e 3 maggio in occasione dello storico concerto celebrativo del 15° anniversario, che ascoltiamo sorpresi dalla sua eccellente resa. Si tratta di un pregiato vinile HQ-180 grammi, ricco di sonorità calde e naturali, che convince ancora oggi per la sua bontà. All'epoca il gruppo era già sulla via del declino, tanto è vero che dopo appena un anno decise di sciogliersi. Da questo album ascoltiamo la celeberrima Guantanamera. Giusto per soddisfare un criterio di completezza, la demo vuole rivolgere lo sguardo alla pratica totalità dei supporti audio, ora tocca quindi al più à la page di tutti: la musica cosiddetta liquida, formato fruibile cioè indipendentemente da un qualsiasi supporto fonografico, CD, vinile o nastro che sia. Ci viene in soccorso il PC Mac gentilmente messo a disposizione dallo staff Audionatali, grazie al quale possiamo ascoltare dei file audio in alta definizione, una serie di brani altrettanto godibili dei precedenti, sempre all'insegna della grande musica in grandi registrazioni, binomio cui il nostro Cicerone non vuole rinunciare.

 

 

La parentesi "leggera" oltre a proporre il gruppo The Weavers si nutre di altre due schegge, tra cui la seconda è tratta dalla colonna sonora del film Skyfall di 007 con la voce intensa di Adele, un file che Marco ha acquistato da HD Tracks. Si ritorna alla musica "seria" con un brano di J.S. Bach, la piccola fuga in sol minore BWV 578, trascritta per orchestra da Leopold Stokowski e interpretata dalla Philadelphia Orchestra diretta da Yannick Nézet-Séguin, etichetta Deutsche Grammophon. Viene proposta non perché si tratti di un disco spettacolare o particolarmente ben riuscito ma in quanto esiste sia nella versione 44,1/16 che in alta definizione. Segue a ruota un frammento tratto ancora dal finale della Sagra della Primavera di Stravinskij, in una registrazione straordinariamente ben riuscita, ascoltata nella duplice versione risoluzione CD e HD. Alle mostre audio è molto difficile che venga fatto ascoltare un brano simile, i suoi terribili transienti sulle percussioni sarebbero in grado di mettere in seria difficoltà il 99% degli impianti se si pretende un ascolto a volumi realistici. Per la Sagra è previsto l'utilizzo di sei trombe con sordina raddoppiate da flauti e ottavini, sei tromboni e due basso tuba, un test davvero terribile per qualsiasi impianto ma non per il nostro, che dimostra di cavarsela egregiamente nell'ampia sala dove si svolge la demo.

 

 

Dopo aver suonato qualche nota al pianoforte Marco si cimenta con una piccola tromba, emette qualche nota che si fa notare per la potenza acustica, in fondo non è poi necessaria una devastante Sagra affinché l'impianto mostri i suoi limiti, può essere sufficiente anche una trombetta suonata con energia. Le impressioni del pubblico, stimolato a dare un giudizio sui due formati, sono in entrambi i casi abbastanza nette: la disparità tra le due versioni digitali è tutto sommato abbastanza contenuta, anche in considerazione del fatto di avere a disposizione una catena di altissimo livello, certamente molto rivelatrice.

 

 

La vera differenza la fa in buona sostanza la qualità della registrazione all'origine, la funzione svolta dal formato è quasi secondaria, indubbiamente di gran lunga inferiore alla prima. Sarebbe ingiusto tener fuori il vinile dal confronto, ecco perché entra in campo un'altra ottima produzione, parliamo delle Enigma Variations di Edward Elgar, interpretate da Michael Stern e la Kansas City Symphony Orchestra, registrazione Reference Recordings Half-Speed Mastered, vinile 200 grammi a 45 giri, possiamo affermare senza tema di smentita la massima espressione dell'analogico nel formato LP. Ascoltiamo integralmente un brano della durata inferiore al minuto (solo 50 secondi) nelle tre versioni analogica, numerica risoluzione CD e HD.

 

 

Viene inoltre distribuito al pubblico un questionario dove ognuno può annotare le sue impressioni, quelle stesse che vengono esternate a voce nel corso della demo e che riaffermano l'eccellenza dell'LP, il quale non soffre davvero di complessi d'inferiorità rispetto al digitale tanto le differenze sono trascurabili. Ne "La danza dei giocolieri" dall'opera La fanciulla di neve di Rimskij-Korsakov, la versione HD precede quella a "bassa" risoluzione, si tratta di un brano spesso suonato alle mostre audio in virtù della sua piacevole brillantezza. Ritroviamo anche qui l'eccellenza della registrazione Reference Recordings Half-Speed Mastered, vinile 200 grammi (però a 33 giri), il direttore è il giapponese Eiji Oue alla testa della Minnesota Orchestra. L'esame della triade di formati è foriera di interessanti considerazioni. Una testina può condizionare le performance all'ascolto certamente di più della sezione analogica di un DAC, anche se il passaggio dal CD Player al formato liquido può indurre a una quota di jitter diversa, come acutamente osserva uno dei presenti. Nell'ambito di questi distinguo si evidenzia ancora una volta la maggior profondità del vinile, la sua indubbia piacevolezza, mentre le diversità tra formato digitale a bassa e alta risoluzione sono tutto sommato contenute andando nella direzione di una maggior risoluzione ai bassi livelli, dettaglio e dinamica a favore dell'HD. Le note di merito investono anche l'ambito delle alte frequenze, dove la maggior estensione porta a una migliore sensazione di ariosità, riflessione estensibile al lato basse con un senso di calore e naturalezza che il digitale non dimostra di avere in questa misura.

 

 

Con un'opera molto suggestiva, il Concerto di Aranjuez di Joaquín Rodrigo e le sue bellissime melodie, viene fuori l'alto grado di raffinatezza che questo impianto è agevolmente in grado di raggiungere. L'incisione è una Hi-Q Records Supercuts risalente agli anni '70, l'orchestra è la London Symphony diretta da André Previn, Angel Romero il solista.
La piacevolissima matinée di ascolti prosegue con due "grandi" frammenti, il primo estrapolato dallo scherzo della terza sinfonia "Eroica" di Ludwig Van Beethoven, nell'interpretazione di Riccardo Chailly alla testa della Gewandhaus Orchestra di Lipsia, incisione Decca, e il secondo dalla sinfonia "Fantastica" di Hector Berlioz, interpretata dalla Cleveland Orchestra con Pierre Boulez alla direzione, edizione Deutsche Grammophon. Lo stesso passaggio della "Fantastica" viene poi proposto nell'interpretazione di Marc Minkovsky con l'orchestra Les Musiciens du Louvre che suona insieme alla Mahler Orchestra.

 

Da sinistra: un amico, Luca Natali, Marco Cicogna, Alfredo Terenghi ed Emanuele Fronteddu


Nei due brani che preludono alla conclusione di questa avvincente demo, tratti dalla seconda e terza sinfonia di Gustav Mahler, protagonisti sono gli ottoni orchestrali. Nella "Resurrezione" Iniziano da soli, ma ben presto a loro si unisce l'orchestra in un episodio di assoluta magnificenza sinfonica; della terza sentiamo le prime battute d'incipit: otto corni suonano all'unisono dando un'autentica scossa all'ascoltatore, presago di trovarsi di fronte a uno dei più grandi monumenti sinfonici mai scritti.
Un ultimo brano si affaccia all'uditorio dopo cotanto cataclisma sonoro, è uno scoppiettante excerpt dalla sinfonia N° 5 in si bemolle Op. 100 di Sergej Prokof'ev, interpretato dalla Russian National Orchestra di Mosca, edizione Pentatone.

Chapeau Marco!

Alfredo Di Pietro

 

Articolo originale su http://nuke.nonsoloaudiofili.com/NovitàWilsonDAgostinoaCalco/tabid/371/Default.aspx

 

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